Uni sposa la sostenibilità.
In un’organizzazione, non ci può essere sviluppo di responsabilità sociale senza sviluppo dell’integrità etica.
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È questo il presupposto che ha spinto Uni (l’ente italiano di normazione) a compiere un passo importante che coinvolge l’organizzazione interna dell’organismo, ma anche il rapporto con gli stakeholder. Stiamo parlando del «Rendiconto di sostenibilità» “numero zero”, che l’assemblea dei soci ha approvato a giugno 2021.
Numero zero, sì. Una prima edizione, un esemplare pilota, da riproporre negli anni come strumento per fare il punto riguardo agli impatti economici, ambientali e sociali della normazione tecnica, ma anche per presentare la visione e le linee strategiche che il lavoro di produzione normativa di Uni intende perseguire.
Un’occasione anche per lavorare dall’interno, stabilendo l’adozione di pratiche aziendali attente e orientate alla sostenibilità e all’integrità.
Uni sposa la sostenibilità: i motivi di una scelta
Ma perché questa iniziativa nasce proprio oggi? «Il modello di responsabilità sociale di Uni – spiega il direttore generale, Ruggero Lensi, nella foto – parte dall’adozione dalla norma Uni En Iso 26000 sulla responsabilità sociale come modello organizzativo, anche rispetto agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Parliamo di riferimenti che Uni ha adottato fin dal 2017. Oggi, il rendiconto di sostenibilità va a implementare quel modello, lavorando a 360 gradi. È chiaro – continua Lensi – che una transizione così importante prevede cambi di paradigma, per attuare i quali servono anni. È una questione legata a tempi tecnici e strategici. Ma certo, il tema della transizione ora è sentito più che mai. Uni in sé non è una realtà mastodontica – parliamo di un centinaio di dipendenti – non c’era quindi l’urgenza d’intervenire in materia di sostenibilità ecologica diretta, ma l’ente ha un enorme impatto nella produzione delle norme a supporto della transizione nelle aziende. Possiamo essere veramente a sostegno dell’economia circolare, per esempio e produrre strumenti tecnico-normativi per governare la transizione nelle aziende».
Uni sposa la sostenibilità: un osservatorio privilegiato
Quello di Uni è anche un osservatorio privilegiato, che offre una vista sul panorama economico italiano a tutto tondo e che rende possibile capire quali settori possano esprimersi meglio nel processo di transizione ecologica. Continua il direttore generale: «Premesso che tutti i settori hanno un potenziale da esprimere in questo senso, mi pare che i più immediatamente efficaci possano essere due, quello tessile e dell’abbigliamento e la filiera alimentare. Introdurre principi di economia circolare e di transizione in questi ambiti in cui l’Italia fa già scuola nel mondo per qualità può permetterci di esprimere un potenziale straordinario e dare risultati a breve termine. Oggi gli imprenditori delle nuove generazioni, nel nostro Paese, hanno un’ottima sensibilità ambientale, in particolare sui temi del riciclo e dell’economia circolare. Questo doppio binario positivo – eccellenza qualitativa e attenzione ecologica – ci deve portare a un utilizzo ottimale dei fondi che adesso sono sul tavolo, per esprimere il nostro valore a livello mondiale».
(Uni sposa la sostenibilità)
Grazie al «Rendiconto di sostenibilità», Uni ha definito anche le linee per lo sviluppo dell’integrità morale dei dipendenti e della governance. Per farlo, sono stati attivati cinque strumenti: la «Carta e il codice Etici», la «Carta e il codice deontologici» e la «Commissione etica», che ha di fatto approvato e studiato punto per punto la stesura degli altri strumenti.
La «Carta etica» è il sistema di riferimento per i dipendenti di Uni. Indica quali siano principi e valori dell’ente e descrive come renderli concreti.
La «Carta deontologica» ha un valore anche fortemente pratico: elenca le regole da rispettare per prevenire comportamenti scorretti. Suo naturale compendio è il «Codice deontologico» che raccoglie la libreria online di casi esemplificativi di comportamento, connessi alle regole previste dalla «Carta». Qui si descrivono anche specifiche situazioni, per fugare ogni dubbio su quale sia il comportamento corretto da tenere.
Il «Codice etico» invece raccoglie i dilemmi. Lo scopo è quello di fornire uno strumento di sviluppo del ragionamento morale, organizzando questi “dubbi” in un repertorio strutturato di situazioni tipo, soprattutto nelle zone di possibile ombra, dove lo scenario può risultare incerto e non c’è una risposta univoca riguardo alla condotta da tenere.
Nel 2020, Uni ha prodotto 1.594 norme, delle quali il 20% riguarda tematiche legate alla sostenibilità, cioè i cui contenuti hanno un impatto che possa favorire il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Un esempio è il progetto di norma Uni 1608856 «Misurazione della circolarità - Metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni» una specifica tecnica che definisce un set di indicatori, per valutare il livello di circolarità di una organizzazione o gruppo di organizzazioni. Uni ha poi prodotto 31 prassi di riferimento, di cui il 52% tratta tematiche legate alla sostenibilità. La Uni/PdR 75 «Decostruzione selettiva» e la Uni/PdR 80 «Trattamento, finalizzato al recupero, di rifiuti costituiti da miscugli acqua/idrocarburi»riguardano l’applicazione concreta del concetto di economia circolare, mentre la Uni/PdR 82 «Definizione delle attività riguardanti la composizione della crisi da sovraindebitamento» si occupa degli aspetti economici della sostenibilità. C’è poi un grande, rinnovato impegno verso l’ambiente, che si risolve nell’ente: Uni acquista solo energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili e, parlando di rifiuti, in otto mesi ha eliminato quasi 100 chilogrammi di plastica nel processo di spedizione della sua rivista ai soci.