TÜV Italia.
La storia parte da lontano quando – nel 1866 – alcuni imprenditori e tecnici bavaresi, preoccupati per le frequenti esplosioni che coinvolgevano i generatori e i serbatoi a pressione, crearono una specifica associazione di ispezione. Il modello ebbe successo e divenne il punto di partenza per la nascita di altre associazioni tecniche di controllo in tutta la Germania.
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Da allora TÜV – di cui fa parte TÜV Italia – ha continuato a seguire l’evoluzione di un mondo che è andato sempre avanti, con lo sviluppo dell’energia nucleare, il boom delle industrie automobilistica e petrolchimica, l’avvento del digitale e i primi esperimenti con le energie rinnovabili. Un percorso lungo e articolato con al centro sempre la stessa misssione: preservare le persone e l’ambiente dai pericoli legati al progresso tecnologico.
TÜV Italia è un ente indipendente di certificazione, ispezione, testing, collaudi e formazione. La società offre servizi certificativi negli ambiti della qualità, dell’energia, dell’ambiente, della sicurezza e del prodotto, oltre a una gamma completa di servizi a 360 gradi durante l’intero ciclo di vita aziendale, in qualunque settore operino: dall’energia all’industria chimica, dal comparto dei combustibili fossili alla sanità, dalle infrastrutture e le reti ferroviarie alle energie rinnovabili, per citarne soltanto alcuni.
COME SI VALUTA L’IMPATTO AMBIENTALE?
Non è così semplice stabilire quali siano i settori di attività a più alto rischio ecologico. Ad affermarlo è Francesco Scarlata (nella foto), managing director della divisione Business Assurance di TÜV Italia. Infatti – spiega – l’impatto ambientale è molto difficile da quantificare, sono necessarie competenze multidisciplinari. Sul piano strettamente tecnico, esistono strumenti di analisi evoluti come quelli basati sulle tecniche Lca (Life Cycle Assessment) o su procedure condivide e approvate da gruppi di soggetti interessati. Metodologie che consentono di ottenere valutazioni oggettive, riconosciute e confrontabili tra categorie di prodotti e processi, e una valutazione quantitativa dell’impronta ecologica di attività e servizi che permette di raccogliere le informazioni necessarie per redigere, per esempio, una “Dichiarazione ambientale di prodotto” (Edp) e ottenere la certificazione relativa. Oppure, di sviluppare un progetto di gestione delle emissioni basato sulla carbon footprint restituita dai modelli di calcolo.
«Tuttavia – sottolinea Scarlata – una valutazione quantitativa non è sufficiente: vanno infatti inseriti anche criteri qualitativi perché l’analisi sia completa. Anche una sonata di Mozart al pianoforte può essere percepita in modo molto diverso, a seconda di chi l’ascolta: sarà apprezzata dai più, ma a chi è afflitto da un forte mal di testa potrà risultare addirittura fastidiosa. Voglio dire che le variegate sensibilità verso l’ecosistema possono fare la differenza, queste sono addirittura mutevoli a seconda delle condizioni in cui l’ambiente o le persone che vi abitano si trovano. Ecco, quindi, che parlare di settori più o meno impattanti richiede una contestualizzazione e un approccio multidisciplinare allo studio».
NO AL GREEN WASHING
Da qui, la scelta di TÜV Italia di investire in una squadra di esperti, in grado di unire le varie discipline della sostenibilità e dare risposte alle crescenti richieste dei clienti. Il processo di adeguamento alle normative per l’ottenimento delle certificazioni non è un percorso lineare, naturalmente, e spesso le aziende si trovano di fronte a una serie di criticità da superare.
«Oggi la disponibilità di competenze – continua Scarlata – è il primo problema: assistiamo a un’esplosione di richieste di specialisti e il mercato del lavoro è ricco di professionisti che affrontano questi temi in un’ottica verticale, ciascuno è esperto cioè in un ambito specifico e questo non basta a supportare chi gestisce un’azienda nella definizione di strategie di sostenibilità coerenti con le aspettative di tutte le parti in gioco e con le caratteristiche dei propri processi e prodotti. Invece, per definire un percorso sostenibile vanno sviluppate robuste valutazioni di materialità per evitare di esporre l’azienda al rischio di green washing da un lato e, dall’altro, di attacchi mediatici che ne minerebbero la reputazione».
Nel campo delle rinnovabili, la società TÜV ha messo a disposizione delle aziende che si sono incamminate su questa strada una gamma completa di servizi che coprono ogni fase del processo: dall’analisi costi/benefici alla progettazione degli impianti, dalle ispezioni periodiche per la manutenzione durante l’attività fino allo smaltimento. Lo scopo è garantire adeguati livelli di sicurezza, qualità e prestazioni. Per i tecnici che lavorano nell’efficientamento energetico, TÜV Italia organizza anche corsi specifici, iniziando da quelli per gli esperti in gestione dell’energia, diagnosi e audit energetico fino a quelli per coloro che desiderano diventare auditor o lead auditor di sistemi di gestione dell’energia. Questi percorsi formativi offrono diversi livelli di approfondimento per i professionisti che lavorano nella progettazione nel risparmio energetico come responsabili tecnici della gestione energetica, responsabili sistema qualità e ambiente, energy manager, tecnici delle ESCo, e comunque per quanti desiderano acquisire nozioni sul contesto normativo di riferimento per il settore energetico. (C.P.)