(Sostenibilità nel manifatturiero: una scelta a tutto campo)
Per un’azienda manifatturiera la partita della sostenibilità si gioca su più tavoli. In primis, i prodotti devono essere progettati in modo da minimizzare i consumi in fase produttiva, durare il più possibile e, a fine vita, riuscire a favorire il massimo recupero di materiale. Parimenti, i materiali scelti devono essere a basso impatto ambientale o derivare da processi di recupero. Non da ultimo, le scelte “green” adottate vanno comunicate in maniera corretta e credibile in modo da renderne consapevoli i clienti. Come conciliare tutte queste esigenze? Ne abbiamo parlato con Marco Guazzoni (nella foto), sustainability director di Vibram.
Sul tema “ambiente” il filo diretto con i vostri clienti è doppiamente cruciale visto che vi rivolgete a un pubblico che, per lo più, svolge attività outdoor. Come si può pianificare una comunicazione ambientale credibile anche a vantaggio della brand reputation, senza rischiare la deriva “greenwashing”?
Per noi dialogare direttamente con il consumatore è cruciale, perché è da lui che arrivano le esigenze che guidano i nostri percorsi innovativi nelle performance e nella sostenibilità. Per Vibram oggi la comunicazione in questa direzione non ha mai uno scopo dimostrativo, con messaggi del tipo “questo nostro prodotto è sostenibile” (anche perché qualunque prodotto ha un impatto), ma è molto più diretto alla comunicazione di valori di Vibram. Con un duplice auspicio: da un lato, vorremmo che il consumatore ci si identificasse, dall’altro che ispirasse gli altri player di settore con cui aprire il dialogo per il miglioramento continuo, imparando anche dagli altri nell’ambito di un confronto costruttivo e aperto, per arrivare, infine, a supportare il legislatore nell’emanazione di provvedimenti ad hoc.
Per evitare il “greenwashing” il modo migliore è disporre di dati scientifici a supporto delle nostre affermazioni; per questo cerchiamo di evitare concetti generici e poco concreti.
Per Vibram l’impegno in progetti no profit è importante non solo come restituzione alla comunità, ma anche come la formazione dei dipendenti. In particolare, il comitato “No Profit” ogni trimestre approva i progetti a cui destinare “ore-uomo” dei dipendenti (che dedicano un giorno all’anno a progetti di volontariato aziendale invece di venire in ufficio). La scelta di fondo è quella di donare “tempo” invece che solamente denaro nella consapevolezza che dare l’esempio e ispirare altri (coinvolgendo le aziende partner per ora, e il consumatore in una fase successiva) abbia un valore di attivismo più virtuoso.
L’altro tavolo è, ovviamente, la realizzazione di beni di consumo che durino il più possibile senza comprometterne le prestazioni. Qual è la chiave per far coesistere qualità, sicurezza e tutela dell’ambiente, anche attraverso il ricorso a materiali di recupero o a basso impatto?
La durabilità è da sempre uno dei valori importanti per Vibram insieme al concetto di sicurezza e comfort di chi vuole esplorare il mondo andando oltre i propri limiti; le nostre suole più tecniche sono fatte con gomma sintetica, poco sostenibile solo all’apparenza se si pensa proprio la loro durevolezza abbassa la frequenza di riacquisto, riducendo quindi la formazione di rifiuti e l’impatto ambientale che ne consegue.
Nella gamma di prodotti che offriamo abbiamo studiato però anche prodotti, come Eco Step, che recuperano lo scarto industriale pre-consumer, oltre a prodotti basati su gomma naturale che ovviamente hanno un utilizzo più vicino al life style o al trekking leggero, ma che oggi vengono richiesti sempre più.
Clicca qui per iscriverti alla newsletter di Transizione ecologica Italia: è gratis
Quando però lo smaltimento diventa inevitabile emerge il problema dei rifiuti. Che soluzioni avete adottato anche a fronte di un quadro legislativo talvolta lacunoso?
Da anni Vibram dedica impegno e risorse nel trovare utilizzi in ottica circolare ai propri rifiuti che fisiologicamente non siamo riusciti a ridurre. Per l’impianto di Albizzate circa l’80% dei rifiuti è destinato a riutilizzo o riciclo (ad esempio nel cemento, in sistemi di irrigazione, in tappeti per parchi gioco e piste di atletica), il 15% a termovalorizzazione (l’illuminazione pubblica di un quartiere di Brescia è stata parzialmente fornita grazie al nostro scarto) e meno del 5% va in discarica. Nella produzione americana è tutto più difficile, perché, avendo grandi spazi, la pratica della discarica è molto più diffusa ed economica rispetto a progetti virtuosi come la destinazione di scarti di gomma per campi sintetici di football americano ai quali comunque partecipiamo nonostante risultino onerosi.
Le linee di innovazione iniziate con Eco Step nel 1994 si sviluppano in ulteriori prodotti di performance per ampliare i segmenti di mercato in cui utilizzare una maggiore quantità di scarti. Per questo motivo sono testate anche le mescole più performanti con scarti pre-consumer, nella consapevolezza che più i prodotti sono ispirati ai principi dell’economia circolare, più si riducono la quantità di rifiuti.
Anche le biomasse fanno parte di molti progetti di ricerca finalizzati alla realizzazione di prodotti a impatto più basso, ma con una grande attenzione all’equilibrio: se, infatti, i prodotti naturali spingessero la domanda più di quanto si rigenera naturalmente sul pianeta, si arriverebbe al paradosso di dover disboscare per fare spazio a piante “utili” al business. E questo non è certo parte dei valori di Vibram.