(Nemo’s Garden: la sostenibilità scende negli abissi)
Certi progetti di sostenibilità ambientale sono talmente innovativi che sembrano usciti da un film di fantascienza. Ma la storia dei giardini di Nemo potrebbe anche essere una favola. A Noli, sulla costa della riviera di ponente ligure, la grande difficoltà nella coltivazione degli impervi terreni ha acutizzato l’ingegno dei suoi abitanti. Terreni resi coltivabili con grande lavoro di ingegneria rivolto alla costruzione dei tipici terrazzamenti sostenuti da muri a secco che sorreggono le superfici coltivate. Sergio Gamberini ingegnere fondatore di Ocean Reef Group (azienda specializzata in attrezzature per immersioni e snorkeling), pur non essendo un contadino, sa che l’agricoltura è tra i settori più sensibili al cambiamento climatico. E sa anche quanto sia importante sostenere la produzione agricola e garantire una quantità necessaria a sostenere la crescente popolazione mondiale. Ma la scarsità d’acqua è un problema globale e l’intero settore si ritrova ad affrontare una nuova sfida. Servono progetti innovativi. Da qui nasce nel 2012 un’intuizione che si trasforma in progetto ecocompatibile ed ecosostenibile. Un’iniziativa coraggiosa che ha saputo sfidare il mare e renderlo un luogo dove poter coltivare. Il giardino di Nemo (Nemo’s Garden) è una serra sottomarina formata da capsule biosfere dove crescono circa 40 specie diverse fra erbe aromatiche, ortaggi e frutta.
Ma come coniugare la subacquea alla coltivazione di ortaggi? Lo abbiamo chiesto a Luca Gamberini che da sempre collabora con il padre Sergio nello sviluppo del progetto.
«Convertire il sogno in progetto, oggi adottato da una start up, non è stato semplice. Realizzare una struttura funzionale, facile da trasportare e dove poter coltivare vari tipi di frutta, ortaggi ed erbe aromatiche è stata una sfida. E siccome per identificare soluzioni efficaci bisogna mettere in conto di sperimentarne altrettante inefficaci, dopo tentativi e fallimenti abbiamo consolidato la nostra esperienza. La baia di Noli non ha le condizioni ideali per le nostre attività. Il mare è agitato durante l’inverno e abbiamo avuto mareggiate che hanno danneggiato più volte Nemo’s Garden. E anche se l’esposizione al sole è difficile nei mesi più freddi, il fatto che Nemo stia prosperando in ambiente avverso dimostra che il sistema funziona e che, se collocato in un’area più appropriata magari dove le coltivazioni sono difficili a causa della siccità o dove la terra è scarsa, i risultati potrebbero essere migliori. Grazie a un team di ricercatori e professionisti che ci affiancano, ogni giorno studiamo per individuare nuove soluzioni. ll nostro sistema di coltivazione è a base idroponica, questo significa che le piante crescono senza che sia necessaria la terra, in un ambiente controllato, utilizzando una soluzione ricca di nutrienti per fornire acqua e minerali alle loro radici.
Creando la prima coltivazione subacquea di piante terrestri al Nemo’s Garden, il team Ocean Reef sta sperimentando un sistema agricolo alternativo che potrebbe diffondersi nelle aree costiere dove ci sono particolari condizioni ambientali e caratteristiche geologiche che unite alla vulnerabilità climatica, rendono difficile e complessa la coltivazione. Non solo: questo sistema, non facendo uso di pesticidi, visto che l’ecosistema chiuso creato all’interno della biosfera è ben preservato dall’attacco di insetti e parassiti, garantisce frutta e ortaggi di qualità e non danneggia l’ambiente».
Come funziona nel dettaglio l’orto in fondo al mare? «L’orto subacqueo di Nemo è formato da biosfere acriliche ancorate al fondale con catene. Ogni biosfera è riempita da circa 2000 litri d’aria e contiene letti di semina galleggiante fra i 6 e 11 metri sotto la superficie dell’acqua. Per mantenere le condizioni adatte per la crescita delle piante e per evitare parassiti e malattie ci si è affidati alla sensoristica e al controllo da remoto. Così il livello di ossigeno e anidride carbonica, ma anche l’illuminazione e la temperatura vengono monitorati in ogni momento. All’inizio andavamo a controllare calandoci in mare ogni giorno, ma ora, grazie all’innovazione, possiamo impostare timer e utilizzare le telecamere che ci consentono anche di intervenire subito in caso di mareggiata. L’esperienza ci fa correggere il tiro di giorno in giorno. Stiamo individuando anche una soluzione per automatizzare le attività di pulizia che ora viene eseguita dal nostro team manualmente a cadenza temporale. Per il futuro vogliamo implementare l’intelligenza artificiale per automatizzare meglio il sistema».
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Nel team c’è Federico Giunto, al quale abbiamo chiesto perché il Nemo’s Garden è un progetto ecocompatibile, sostenibile e circolare.
«I miglioramenti nella gestione dell’acqua sono uno degli argomenti chiave del progetto. Utilizziamo principalmente acqua ottenuta dalla dissalazione dell’acqua del mare. L’acqua nella biosfera evapora e condensa facilmente sulla superficie interna. Questo è possibile grazie alla differenza di temperatura tra l’aria all’interno della biosfera e l’acqua di mare dove la struttura è immersa. L’utilizzo di energie rinnovabili sfruttate dal sole e di acqua dolce ottenuta dalla dissalazione dell’acqua di mare, infatti, fanno del Nemo’s Garden un sistema autosufficiente. Il microclima e le condizioni termiche all’interno delle biosfere sono ottimali per la crescita delle piante e le rese delle colture, non diversamente da una serra convenzionale, non richiedono fonti energetiche aggiuntive. Stiamo utilizzando l’acqua dolce prodotta da quella salata per rendere questo sistema auto-sostenibile al 100% e, in futuro, per creare più installazioni dove, per esempio, c’è mancanza di acqua dolce a terra.
Quali altre zone nel mondo potrebbero accogliere un altro Nemo’s Garden? «La fascia equatoriale del nostro pianeta offre una fortissima stabilità termica, principio fondante del progetto. Lì il “fresco” si potrebbe ottenere con una profondità di installazione commisurata alla temperatura ricercata. Spostandosi più a nord o a sud, coltivando nel mare si può inoltre ottenere un riempimento di gap termico; nelle acque marine, infatti, la temperatura è più mite nei mesi invernali».
Ma il vostro basilico è buono anche per fare il pesto? «È ottimo. Alcuni studi effettuati dall’Università di Pisa hanno verificato che ha una quantità maggiore di oli essenziali. La spiegazione scientifica c’è: sott’acqua la pressione atmosferica è più alta e la luce più bassa. A questo la pianta reagisce, rinforzandosi e puntando subito verso l’alto».
(foto di copertina tratta da http://www.nemosgarden.com/)