Secondo i dati di Terna nel primo semestre 2024 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha superato per la prima volta la produzione da fonti fossili. Dopo che la produzione di elettricità da fonti rinnovabili si è per la prima volta messa alle spalle quella da fonti fossili, l’ottimismo è quindi senz’altro incentivato.
Tuttavia, il quadro normativo non sempre è chiaro e snello. E alcune innovazioni quali l’agrivoltaico e il fotovoltaico offshore incontrano resistenze e dubbi. Per tracciare un quadro della situazione abbiamo intervistato in merito il presidente di Anie Rinnovabili Andrea Cristini.
Che scenario vede all’orizzonte per le rinnovabili italiane? Quali sono le fonti di produzione che danno più garanzie di sviluppo?
«Le fonti rinnovabili rappresentano oggi la forma più economica per generare energia. Nel 2023 il 44% dell’elettricità prodotta nell’Ue è stata generata da fonti di energia rinnovabili. Questa tendenza è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni. Ed è guidata dalle fonti eolica e solare, che sono destinate a coprire oltre il 90% della crescita mondiale delle rinnovabili.
Tra le diverse tecnologie, il fotovoltaico offre numerosi vantaggi. Le sue modularità e versatilità permettono di realizzare sia impianti domestici sia impianti su larga scala. I pannelli solari sono relativamente facili da installare e trasportare, e possono essere collocati in molteplici contesti. Ciò rende questa tecnologia particolarmente flessibile. Inoltre, sia la produzione sia il riciclo sono standardizzati.
L’eolico integra il mix energetico in modo strategico, poiché la sua produzione è complementare a quella del fotovoltaico e dell’idroelettrico. La differenziazione oraria e stagionale aggiunge stabilità e resilienza al sistema. Il tutto rende l’energia eolica un tassello fondamentale per il futuro energetico del Paese».
Può darci una sua visione in prospettiva anche in rapporto al fabbisogno nazionale?
«In un quadro generale, la diversificazione delle fonti permette di affrontare meglio le sfide legate al fabbisogno energetico nazionale, garantendo una produzione più bilanciata e sostenibile nel lungo termine.
Guardando al futuro, possiamo prevedere un’accelerazione nello sviluppo delle rinnovabili, trainato da una sempre maggiore competitività tecnologica e da politiche a sostegno della transizione energetica. Sarà certamente fondamentale continuare a investire in infrastrutture, accumulo e reti intelligenti, per assicurare che questa crescita sia sostenibile e in grado di rispondere alle esigenze energetiche del Paese».
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Potrebbe fornirci un commento sulle recenti questioni normative?
«La nostra valutazione nel complesso sulle recenti questioni normative non si può dire sia del tutto negativa, né pienamente positiva.
Le aspettative erano alte, soprattutto considerando le promesse di maggiore chiarezza e semplificazione, ma il risultato finale non ci sembra in linea con quanto auspicato. La stratificazione di norme che si sono accumulate negli ultimi anni, pensate per semplificare, ha finito per creare una certa confusione, e avremmo sperato che il testo unico affrontasse alcuni aspetti in modo più chiaro e diretto.
Stiamo lavorando per proporre delle modifiche allo schema di decreto, che ritornerà al ministero dopo l’esame delle Commissioni della Camera e del Senato. Confidiamo che le nostre proposte vengano accolte, soprattutto per colmare alcune lacune che riteniamo rilevanti.
Con uno sguardo più generale, certamente sarebbe auspicabile un confronto preventivo con tutti gli stakeholder di riferimento.
Un punto critico, ad esempio, riguarda la definizione del transitorio. Speriamo che, nel proseguire i lavori, ci sia maggiore apertura a un dialogo costruttivo, così da migliorare il quadro normativo complessivo».
→ L’intervista completa sul numero di novembre della rivista Transizione energetica ←