Idrogeno e sicurezza: il Pnrr e le prospettive
Nell’ambito del filone “Transizione ecologica e decarbonizzazione”, uno dei progetti più innovativi, e con più alte prospettive di sviluppo, è quello dedicato all’idrogeno (missione M2C2, con uno stanziamento economico di circa 3,19 miliardi di euro). L’opportunità non può essere ignorata già solo considerando la centralità di questo elemento nella strategia europea di decarbonizzazione – che prevede il raggiungimento della Carbon neutrality nel 2050 – con ingenti investimenti per il periodo 2021-2027 proprio nel settore dell’idrogeno, in ragione della sua applicabilità ai più trasversali settori produttivi[1]. Per quanto riguarda il mercato italiano, nelle “Linee guida preliminari” alla Strategia nazionale idrogeno, il Mise ha stimato un impatto dell’indotto sul Pil nazionale pari a 27 mld, con la creazione di oltre 200.000 posti di lavoro nel medio/lungo periodo. Negli ultimi mesi sono, inoltre, cresciuti gli annunci dei grandi gruppi industriali ed energetici su progetti innovativi dedicati all’idrogeno, il tutto confermato dalla fiducia dei mercati, che nel 2020 hanno garantito buone performance ai titoli legati all’idrogeno.
Il rischio: dalla percezione…
Le grandi potenzialità dell’idrogeno si scontrano, tuttavia, con la percezione comune di una sostanza più pericolosa di altre. Lourdes F. Vega, coordinatrice di H2TRUST – gruppo di esperti per lo sviluppo di sistemi di sicurezza legati all’idrogeno – nel corso di un’intervista ha confermato che «gli ostacoli al rendere l’idrogeno un’alternativa concreta sono collegati alla mancanza di conoscenze sul modo in cui gestirlo, che accresce la percezione che ci siano molti problemi associati a idrogeno e sicurezza».
L’equilibrio, come sempre accade, sta nel mezzo. Non esiste alcuna attività produttiva a cosiddetto “rischio zero”, così come non esiste alcuna sostanza che non presenti potenziali rischi connessi alla sua estrazione, alla sua produzione, al suo stoccaggio o al suo trasporto. La vera sfida per ogni operatore, allora, sarà quella di conoscere, mappare, gestire e contribuire allo sviluppo di procedure e sistemi che consentano la maggior sicurezza possibile nell’utilizzo di questo elemento. Come, infatti, ricordato dal Ministro Speranza nel comunicato 12 maggio 2021, n. 25 «Il Pnrr metterà in campo una grande mole di risorse in investimenti pubblici. Proprio in ragione di ciò e della ripartenza di molti settori economici, occorre prestare particolare attenzione alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. La cittadinanza non è piena senza un lavoro e un decesso o un infortunio è e resta una ferita inaccettabile nella collettività in cui avviene».
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…alla gestione
Il punto di partenza non potrà, quindi, che essere quello di conoscere nel dettaglio le previsioni normative applicabili e le best practice in tema di idrogeno. In particolare, tra i provvedimenti più recenti, si annovera il D.M. 23 ottobre 2018 «Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno per autotrazione» al quale si affiancano le norme tecniche UNI ISO/Tr 15916:2018 – «Sicurezza dei sistemi a idrogeno» che fornisce le linee guida per l’uso e la conservazione dell’idrogeno nelle forme gassose e liquide, UNI ISO 14687:2020 – «Qualità del combustibile a idrogeno — Specifiche di prodotto» e UNI ISO 19880-1:2020 – «Idrogeno gassoso — Stazioni di rifornimento — Parte 1: Requisiti generali».
La gestione della sicurezza, poi, dovrà passare da una attenta valutazione del rischio connesso alla lavorazione dell’idrogeno, che tenga conto di tutti i potenziali rischi connessi (a titolo di esempio: chimico, esplosioni, fluidi in pressione, apparecchiature elettriche, parti in movimento eccetera) e implementi le necessarie misure di prevenzione e protezione (sempre a titolo di esempio: regolamentazione degli accessi, distanze, procedure, dispositivi di sicurezza sugli impianti, Dpi, apparecchiature eccetera). Tutto, come del resto sempre nella materia della sicurezza, da integrare in un apposito piano di formazione, in grado di favorire lo sviluppo nei lavoratori di una maggiore coscienza individuale che garantisca condotte e comportamenti sicuri.
Non da ultimo, il percorso di miglioramento continuo che deve guidare il complessivo sistema della sicurezza dovrà prevedere – necessariamente – anche interventi a livello governativo che consentano di colmare i vuoti normativi ancora oggi presenti e che favoriscano la cooperazione e il concerto tra tutti gli operatori del settore, in quell’ottica di sviluppo sostenibile che sempre tenga conto e punti a migliorare i livelli di sicurezza garantiti.
[1] “Una strategia europea per l’idrogeno”, risoluzione del Parlamento europeo del 19 maggio 2021, 2020/2242(INI).