Diagnosi energetica 2023: una procedura complessa e articolata che va oltre l’analisi dei flussi energetici. E questo perché è in grado di individuare le eventuali situazioni di criticità che comportano costi in esubero per l’impresa e, soprattutto, di elaborare le possibili soluzioni utili a migliorare l’efficientamento.
Un obbligo sano
La diagnosi energetica è stata introdotta dal D.Lgs. n. 102/2014 (che ha recepito la direttiva n. 2012/27 Ue) ed obbligatoria per le grandi imprese con oltre 250 dipendenti e un fatturato superiore ai 50 milioni euro annui o con un totale bilancio annuo che vada oltre i 43 milioni di euro, e per le imprese energivore, con consumi di almeno 2.4 GWh di energia complessiva e il cui rapporto tra costo effettivo dell’energia utilizzata e valore di fatturato non sia inferiore al 3%. I risultati vanno successivamente trasmessi all’Enea. La diagnosi va effettuata ogni quattro anni.
Il prossimo appuntamento
Il primo ciclo di diagnosi inderogabili risale al 2015, il secondo al 2019 e per il terzo la scadenza sarà il 5 dicembre 2023. Sono esonerate le grandi imprese che hanno adottato un sistema di gestione volontaria Emas, Iso 50001, En Iso 14001 a condizione che queste certificazioni comprendano un audit energetico, in conformità ai criteri elencati del D.Lgs. n. 102/2014 (art. 8, comma 1). L’entrata in vigore del D.Lgs. n. 73/2020 sull’efficienza energetica – che ha recepito la direttiva n. 2018/2002/Ue – ha modificato ulteriormente il criterio di obbligo: oggi, infatti, devono attenersi a questa regola solo le grandi imprese che presentino consumi energetici complessivi annui superiori a 50 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Tutte le altre, che rientrerebbero in questa categoria solo per numero di occupati e volumi di fatturato, ne sono esentate.
Uno sguardo al portafoglio
Queste diagnosi hanno costi sono molto variabili, a seconda della dimensione dell’azienda e della complessità degli usi energetici da analizzare. «Tra sopralluoghi in campo e una serie di approfondimenti su impianti e dati di consumo – spiega Giuseppe Caruso, consigliere di AssoESCo – è ragionevole ipotizzare un impegno variabile tra un minimo di quattro giorni-uomo a un massimo di 45 giorni-uomo, con un costo di almeno 500 euro al giorno. Il costo, quindi, può oscillare fra 2 mila a 22.500 euro».
L’articolo completo sul primo numero della rivista Transizione energetica – marzo 2023
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