Costruzioni sostenibili.
La prima leva per rendere la filiera delle costruzioni più sostenibile (e quindi improntata a una corretta transizione ecologica) è: sbagliare meno. Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme – il Centro di ricerche economiche e sociologiche nel mercato dell’edilizia – sembra metterla sul tavolo come una battuta, ma sa di dire il vero. Lo dimostrano analisi svolte nel mondo delle costruzioni britanniche: l’errore medio nel processo di realizzazione di un’opera edilizia oscilla fra il 30 e il 40% del costo complessivo. Un’enormità, a pensarci bene.
Costruzioni sostenibili: più errori, maggiore impatti ambientale
Maggiore è l’errore, maggiore è lo spreco e, di conseguenza, più pesante l’impatto sul portafogli e sull’ambiente. Il conto è semplice e rende l’idea dell’entità del problema. In base ai dati del “Rapporto congiunturale” del Cresme relativo al 2019, in quell’anno l’intero comparto italiano aveva fatto registrare un giro d’affari di circa 180 miliardi di euro. E le previsioni parlano di una crescita costante per almeno i prossimi tre, quattro anni. Queste cifre da capogiro fanno ben capire che se l’obiettivo è di ridurre la quantità di anidride carbonica – e dunque il surriscaldamento del pianeta – tutta la filiera delle costruzioni dovrà essere in prima linea per tirare la volata al cambiamento.
Costruzioni sostenibili: cominciare dall’inizio
Ma dove agire per evitare che questa bomba di mercato si trasformi appunto nell’ennesima bomba ambientale? «Dal principio – sostiene Bellicini – ovvero dalla fase di progettazione nella quale occorre ragionare sull’intero ciclo di vita del prodotto e facendo leva sulle tecnologie di modelizzazione per ottenere due risultati. Il primo: operare in modo che tutti gli attori della filiera condividano dati e informazioni sull’intervento in via di realizzazione, perché è anche da questa incomunicabilità che si gettano le basi a quel 30-40% di errore.
Costruzioni sostenibili: l’importanza dei materiali
«Il secondo: utilizzare materiali e impianti innovativi – prosegue di direttore del Cresme – Pensiamo, ad esempio, al tema del riscaldamento: se immaginano di abbattere anche solo della metà il consumo medio di un appartamento, che si aggira attorno a circa 1.000-1.700 euro l’anno, si riesce facilmente a dimensionare l’entità del potenziale risparmio su un arco di tempo di quaranta o cinquant’anni».
Costruzioni sostenibili: nel terziario e nell’industria
Questo esempio riferito al settore abitativo rappresenta perfettamente quanto sarebbe minore l’impatto in termini economici e ambientali pensando alle industrie o al settore terziario. E qui si torna al discorso di concepire gli interventi – di nuova realizzazione o, ben più numerosi, di riqualificazione – non come entità slegate da tutto il resto, ma come parte di un processo sempre più razionale e industrializzato.