Occorre un’importante spinta propulsiva in ambito rinnovabili, per accelerare la transizione energetica. Il piano elettrico 2030 prevede di arrivare all’84% di rinnovabili nel mix elettrico italiano. Questo valore raddoppia infatti quello attuale, ma la sfida sembra di difficile realizzazione. La causa? Il ritardo accumulato per lo sviluppo delle fonti rinnovabili elettriche. Lo ha sottolineato il Presidente di Anie Confindustria, Filippo Girardi, nel contesto dell’evento “Accumuli e Reti: abilitatori della transizione energetica in Italia”, promosso da ANIE Confindustria in collaborazione con Elettricità Futura.
Il mercato delle rinnovabili in Italia
Per Filippo Girardi «la disponibilità nel nostro Paese di un’offerta tecnologica di eccellenza sulla filiera elettrica si inquadra oggi in uno scenario di grandi ritardi nel percorso verso la decarbonizzazione. Gli ultimi dati disponibili mostrano una crescita ancora insufficiente nell’installazione di nuovi impianti di produzione da fonti rinnovabili. Nel corso del 2023 sono entrati in esercizio 5.677 MW, in robusto aumento rispetto al 2022 (2.927 MW, +94%). Ma per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030 servono circa +10 GW l’anno».
Questo ritardo è confermato anche dai dati dell’Osservatorio Sistemi di Accumulo di Anie Confindustria. Riportano al 30 giugno dello scorso anno 386.039 sistemi di accumulo (SdA) installati, per una potenza complessiva di 3.045 MW e una capacità massima di 4.893 MWh. Potenza trainata da Lombardia (75.719 installazioni per una potenza di 583 MW e una capacità di 930 MWh), seguita dal Veneto (53.654 installazioni per 414 MW e 722 MWh) e dall’Emilia-Romagna (38.690 installazioni per 307 MW e 470 MWh).
La variazione tendenziale del primo semestre 2023 segna un +100% rispetto al numero di installazioni del 2022. Ma la variazione congiunturale tra il primo e il secondo trimestre 2023 mostra un mercato in rallentamento del -19%.
Ostacoli e obiettivi
I dati riferiti dall’Osservatorio FER, rilevati da Anie Rinnovabili, sulla base dei dati Gaudì di Terna, evidenziano che il settore delle fonti rinnovabili è in sensibile aumento nel 2023. Il tasso di crescita, però, non è sufficiente per traguardare gli obiettivi contenuti nella nuova bozza del PNIEC. Obiettivi che prevedono il raggiungimento della soglia dei 10 GW entro il 2030.
Il primo ostacolo è senza dubbio quello degli iter autorizzativi. Al 30 giugno 2023 le procedure VIA depositate presso gli uffici del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica consistono in progetti per complessivi 68.220 MW. Di queste purtroppo solo il 5,2% è arrivato a conclusione, confermando tempistiche disomogenee tra il Ministero della Cultura e il Mase.
«In funzione di questo scenario – prosegue Girardi – la prima necessità è recuperare il ritardo dell’Italia nella transizione energetica a causa in primis dell’eccesso di burocrazia. Il sistema autorizzativo in Italia non funziona come dovrebbe, allungando i tempi per la realizzazione dei grandi impianti. La transizione energetica, oltre che un imperativo nel percorso della sostenibilità, rappresenta un motore economico che può stimolare l’innovazione e lo sviluppo industriale, la creazione di posti di lavoro, la crescita economica e il progresso sociale. È cruciale la collaborazione tra pubblico e privato per superare le sfide. E la cooperazione internazionale è fondamentale per condividere conoscenze, risorse e tecnologie».
Una risposta
Buon giorno vorrei dare un piccolo contributo, per accelerare l’iter autorizzativo si potrebbe proporre al legislatore di formulare norme chiare da rispettare per avere le autorizzazioni e poi di consentire a tecnici specializzati (iscritti negli ordini professionali), di certificare che le domande rispecchiano la normativa .